Il fascino discreto dell'imperfezione

IL FASCINO DISCRETO DELL'IMPERFEZIONE mostra a pescara
13 Feb

Mostra al Museo delle Genti d’Abruzzo dal 3 al 28 Febbraio 2024

Artista rara nella sua complessità.

Liana Ghukasyan, strutturata come poche, usa la sua consapevolezza narrativa senza mediazioni.

Il suo approccio alla pittura ha radici profonde e difficilmente districabili.

Materia, segno e figurazione assumono valenze gestuali fortemente legate al sociale, i cui risvolti, dalle chiare sottolineature politiche, intrecciano privato e pubblico con la disinvolta maturità di chi è consapevole delle proprie possibilità espressive.

Gestualità irruenta e determinata.

Il gesto creativo non viene mai meno a una fedeltà iconografica strettamente correlata alla sua storia e alla volontà di interferire nei processi relazionali tra i due sessi che la porta ad ampliare gli aspetti più profondi dell’universo femminino in suo possesso.

Nel far ciò, costruisce razionalmente l’ossatura portante delle tematiche a lei vicine per abbandonarsi, in opposizione, a una sacrale poetica femminile, o divino femminile, presente sotto forma di energia e riscontrabile in tutti gli esseri umani e in tutte le culture.

Se gli iberici la identificano come il fiume sotto il fiume, “Rio abajo Rio”, o in alcuni paesi dell’est europeo, come la donna dei boschi, in lei possiamo ravvisarla come la madre terra o madre natura, segno del divino al femminile, portatrice di fecondità. Artista lunare nella sua essenza, fatta di premonizioni assunte dall’utilizzo di energie sottili che la confermano rinnovatrice di vita.

Opere che sovvertono i criteri di lettura volti al maschile per riequilibrare nel panorama egemonico patriarcale una pari equità matriarcale antecedente, primordiale, che le permette di palesare un recuperato pensiero che va a incidere sul segno e sull’uso del colore.

L’artista, delicata quanto trasgressiva nelle tessiture espositive d’elezione permesse usualmente dall’espressione artistica maschile e per questo ampiamente accettate dalla collettività, le convoglia su binari bivalenti in cui la femminilità trae modelli comportamentali equitari e non più selettivi.

Ancor meno identificabili nella loro stesura come retaggio di una mascolinità acclarata, le utilizza per tracciare verità e sogni volti a pianificare problematiche di vedute differenti e, per questo, degne di parità culturale.

L’imperfezione, non più appannaggio della cultura maschilista, diventa canone estetico liberato e liberatorio, pronto a segnare passaggi iconici bilaterali.

Liana recupera trascorsi appartenenti alla sua terra d’origine e al suo privato, pianificando l’esposizione visiva, senza condizionamenti.

Il pudore che in parte la identifica lascia spazio alle crudezze delle sue storie, cedendo il passo a un concetto di eleganza grafica innovativa.

Nel ricostruire le tessiture che determinano gli aspetti più profondi del suo essere donna-artista, ritesse una graficità in cui le tracce del lavoro di Carol Rama diventano citazioni obbligate per santificare una parità narrativa non ancora del tutto accettata.

Quale miglior banco di prova se non quello di accostare il suo lavoro ai manufatti repertoriati all’interno delle sale espositive del Museo delle genti D’Abruzzo?  Manufatti che hanno segnato tempo e vite dei nostri antenati. Oggetti che parlano della divisione dei ruoli tra uomo e donna attraverso i secoli. Narrazioni evidenti di gestualità strettamente correlate a rigide ripartizioni di mansioni decise unilateralmente, senza possibilità di contraddittorio.

La valenza antropologica museale fa da contraltare alle opere esposte che, come in questo caso, evidenziano la necessità di ristabilire equità relazionali finalizzate al recupero di una condivisione armonica, propedeutica al libero pensare e agire della collettività nella sua pluralità di genere.

Mariano Cipollini

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Il Museo delle Genti d'Abruzzo di Pescara, articolato in 13 grandi sale espositive, traccia la storia dell'uomo in Abruzzo dal suo primo apparire come cacciatore paleolitico fino alla rivoluzione industriale ed alla conseguente cesura del millenario rapporto e adattamento economico e culturale con l'ambiente caratterizzato prevalentemente da montagne.

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