Personale di pittura

antonio spinogatti opere
29 Lug

Museo delle Genti d’Abruzzo – Fondazione Genti d’Abruzzo

Antonio Spinogatti

Personale di pittura

1 agosto – 1 settembre 2024dalle ore 18

Spazio Arte Museale Genti d’Abruzzo – Via delle Caserme, 24 – PESCARA

Antonio Spinogatti

Ha partecipato al 29° premio Michetti di pittura. È presente nel 2° Tomo “storia dell’arte italiana del ‘900-Generazione anni quaranta” di Giorgio Di Genova edizioni Bora. Ha partecipato alla 54ª edizione della Biennale di Venezia. Padiglione Italia Aurum di Pescara.

A quiet man (Un uomo tranquillo)

Conosco poche persone così limpide, oneste, equilibrate e modeste come Antonio Spinogatti. Non è piaggeria, ma una profonda convinzione maturata dalla conoscenza dell’uomo e in particolare della sua opera. Antonio è un uomo realizzato che ha vissuto nella sua Guardabasso come in un bozzolo protettivo, finché non è diventato farfalla variegata e aggraziata così come è visibile nelle sue opere. Spinogatti è l’espressione di quella cultura provinciale che, lungi dall’aspetto imitativo del termine, ha saputo produrre i migliori della cultura italiana, basti pensare al Leopardi. In provincia si ha modo di sviluppare una particolare sensibilità indotta da un contatto più facile con la natura. Spinogatti agli esordi dipinge le nuvole che coronano la sua Maiella, leggere o vaporose aleggianti sulla montagna che protegge, benigna, Guardabasso. Antonio non ha vissuto scossoni nella sua vita, ma a parte le solite difficoltà, ha trascorso un’esistenza serena allietato da una famiglia unita che ha goduto delle sue amorevoli cure.

Cosa può derivare da tali precedenti esistenziali? Raffigurare le sue sensazioni di bellezza o armonia sommessamente narrate con colori tenui su una trama di piccoli anfratti creati da quelli che lui chiama ‘giochi d’acqua’, indicando con questo sia la tecnica usata che il senso del risultato. Nulla di tormentato, ma il sereno trascorrere della vita come l’acqua che modula i suoi quadri. Spinogatti sente il bisogno di restituire al mondo una parte delle gratificazioni ricevute sperando di rasserenare gli spiriti inquieti, con una forte iniezione di ottimismo. Dice che non sa perché dipinge e anche in questo è sincero, ma dice che le cose che raffigura sono come lui le sente, prodotte da una spinta spontanea di cui non cerca la ragion d’essere, anche perché sarebbe inutile. Con questo taglia tutte le sofisticazioni razionali ed è come dicesse: “Io sono così e il mio desiderio è esprimermi per dare qualcosa di significativo prodotto dal mio spirito. Spero lo accettiate così come è e vi rechi giovamento”. Per parte sua evolve continuamente la tecnica pensando che i giochi d’acqua siano stati prodotti senza grossi interventi diretti, ma non è così perché caratterizzano la sua arte e chi lo vede non può che identificare l’autore. Oggi corregge le tenui campiture di colore con pennellate scure, quasi a fondo, che sono testimonianza di un coinvolgimento diretto e in questo ricorda Vedova. Agisce anche con ritocchi indovinati che armonizzano l’insieme. Crea poi gradevoli composizioni con bande colorate alla Pollock ottenendo risultati sorprendenti molto gradevoli. C’è in Spinogatti un crescente turnover conoscitivo che forse indotto da qualche stimolo esterno emotivo che lo spinge a muoversi e a mettersi in discussione, per questo la sua ultima produzione ha un fascino particolare e viene fatto di chiederci cosa ci sia sotto. Spinogatti non si apre, non sa perché la pittura oggi gli venga così, o meglio non vuole dire. Fatto sta che oggi si esprime nel modo anzidetto e questo gli sta bene, per cui non serve farsi troppe domande. Solo una cosa, perché le nuvole sulla Maiella, caro Antonio, sono diventate nere? Questi nuovi rapporti creano però in chi guarda una sottile inquietudine quasi a smentire in parte l’elegante serenità della pittura del passato. Dove andrà a parare Antonio, probabilmente, anzi sicuramente, non lo sa, ma è un uomo che vive nel suo tempo e, stante la sua vita bella non può non condividere l’inquietudine della società attuale tormentata dalla precarietà e incertezza del futuro. Auguriamo quindi al nostro amico di conservare il più a lungo possibile il suo equilibrato ottimismo e non crearsi problemi per la sua onestà del dire. Antonio Spinogatti è un artista completo così come è ed è questa la sua forza e valenza che ha ottenuto un riconoscimento ampiamente meritato alla Biennale di Venezia, traguardo che nella sua modestia probabilmente considera, a torto, forse eccessivo per i suoi meriti. Non è il caso però che si crei falsi problemi, ma che proceda imperterrito sulla strada di sempre che a noi, e non solo, convince pienamente. Spinogatti dunque pittore amabile che osserva il fluire della vita come l’acqua nelle anfrattuosità del colore con curiosità e serenità, senza complessi e complicazioni esistenziali, ma anche con la forza di convinzioni profonde sulla serietà del vivere e l’impegno da profondervi. Antonio non è un sognatore, né un uomo semplice, ma è uno che sa ascoltare, cosa rara di questi tempi, e sa valutare con equità ciò che sente per farne tesoro o scartarlo se lo reputa inutile. È un uomo solido che coniuga la forza con la gentilezza secondo la nota definizione che dice essere gli Abruzzesi forti e gentili. Spinogatti è perciò un paradigma del vero Abruzzese equilibrato e sereno capace di dedicare queste virtù al suo prossimo con una modestia veramente encomiabile attendendosi solo il consenso, ma non il plauso, che lo infastidirebbe vista la sua discrezione.

Riccardo Martignoni

Guardando selfie noto sempre una discrepanza tra ciò che il fotografo ha pensato di se stesso, o di come vorrebbe apparire, e il risultato che ha ottenuto. Per qualche motivo, la realtà che si fissa con lo scatto non è mai quella che l’autore aveva in mente: la coscienza di se stesso. Da la colpa alla luce, al braccio troppo corto, oppure ad altri motivi tecnici. Il fatto è, e mi ci metto anch’io, che ci vediamo deformi, con un sorriso da imbecille e lo sguardo che cerca di seguire ciò che pensiamo importante in quel momento. In questo spazio cognitivo, tra come siamo ritratti e il come avremmo voluto apparire, si creano delle realtà sconosciute. Si apre una dimensione fantastica che formalmente ci rappresenta, ma che ha aperto lo spazio a dimensioni diverse dal nostro essere. Indagando questi aspetti, non voluti, e giocando con le soluzioni formali e coloristiche, tipiche della pittura, ho prodotto, grazie ad un atteggiamento giocoso, alla presa in giro e allo sberleffo, le soluzioni proposte in questo ciclo.

Antonio Spinogatti

Add Your Comments

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Logo

Chi siamo

Il Museo delle Genti d'Abruzzo di Pescara, articolato in 13 grandi sale espositive, traccia la storia dell'uomo in Abruzzo dal suo primo apparire come cacciatore paleolitico fino alla rivoluzione industriale ed alla conseguente cesura del millenario rapporto e adattamento economico e culturale con l'ambiente caratterizzato prevalentemente da montagne.

Ottieni una consulenza

Contattaci